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Pietro Delasco
Figlio d’arte, come si suol dire, Piero Delasco apprende, ancor giovane, dal padre il piacere della pittura e dell’arte in generale e comprende che un vero artista non è tale se non apprende la tecnica del disegno e quella della figurazione.
Seppur immerso nell’idilliaco ambiente familiare, il giovane si laurea in ingegneria e per alcuni anni si muove a proprio agio in questo settore, raccogliendo ampi consensi. Ma nel suo animo si muove ansiosamente il desiderio, quasi violento, di tracciare righe, linee, volti e altro nel tentativo di chetare la sua sete di conoscenza, la ferma volontà di entrare nell’anima delle cose, in quella materia che, in combutta con lo spirito, compone il nostro essere persona e dà spessore al nostro sapere.
L’innata voglia di accumulare nuove esperienze, di conoscere altre culture lo spingono a chiudere con il presente per portarsi in giro per il mondo dove il suo animo tutto assorbe, tutto incasella in comparti aperti di quel computer che è il nostro cervello. Esperienze che gli consentiranno il raggiungimento di traguardi più elevati ed ambiziosi nel momento in cui deciderà di riprendere familiarità con i pennelli.
Pietro Delasco quindi è un artista di particolare interesse, che va visto, studiato e memorizzato per quanto esprime in ogni suo elaborato. Non è importante dire se dipinge ad olio, acrilico o altro, quanto invece fare particolare attenzione ai suoi racconti di vita. Storie narrate nel succedersi dei quadri. Tematiche umane di stati d’animo e di filosofie quotidiane e oniriche.
Pietro Delasco scompone immagini e colori, concretando grandi composizioni un po’ visionarie, nei quali si percepiscono nettamente sia gli influssi della sua formazione scientifica, sia l’universo sempre inesploso e inesauribile della creatività, sia, infine, un’urgenza di comunicazione che lo spinge ai cromatismi più caldi ed accattivanti. Gli eterni dualismi tra intelletto e carica emozionale, fra materialismo e trascendenza, sono analizzati e studiati come attraverso la scansione simbolica di un microscopio elettronico, alla ricerca della matrice originaria di un genoma solo apparentemente decifrato e decodificato.
Puntigliosamente l’artista rompe e ricompone l’immagine nella quale, con estrema capacità, fa emergere valori, suoni e musica. Aristotele sosteneva che la natura si evolve meccanicamente, contraddicendo la teoria di Platone secondo la quale tutto è gestito da un’anima.
Il Mito, tanto idolatrato è calpestato, in quest’era in cui tutto è concesso e tutto è di tutti, trasformandolo in semplice oggetto smitizzato. Pietro Delasco rompe con gli schemi, le multiple prospettive sono sezionate dalla luce, che interpone a quella usuale, in contrasto e sovrapposizione creando e cancellando continuamente in una sorte di video perenne. Niente è statico, la luce interna
crea dinamismo, interazione con l’osservatore, multiple immagini che cercano spiegazioni e poi si fondono in un’unica possibile semplice immagine. Sono cosi che l’artista, le chiama, “semplici immagini complesse”, manipolate, colorate, cancellate, violentate e poi ricostruite e ancora alterate dalla luce, che diventa l’ ultimo elemento di caos del presunto ordine.
fonte Petit Prince